L`Italia ha visto un notevole aumento delle aperture di ristoranti asiatici, una tendenza significativa alimentata da una combinazione di fattori economici, culturali e sociali. In questo articolo esploreremo questo boom, ponendoci però qualche domanda: siamo di fronte ad una moda o questo boom rileva un cambiamento strutturale? E la pizzeria e la cucina italiana, che posto hanno in questo nuovo panorama ristorativo?

Sintesi della storia della cucina asiatica in Italia
La cucina cinese è stata la prima a diffondersi in Italia, ormai da oltre vent’anni, grazie anche all’emigrazione che ha visto aprirsi tantissimi negozi, attività di varia natura, fino ai ristoranti. C’è stato poi lo tzunami della cucina giapponese. Il picco di crescita della popolarità della cucina nipponica lo abbiamo visto nel 2019, quando Pesceinrete, magazine specializzato nel settore ittico, sottolineò quanto l’Italia avesse trainato la vendita di salmone dei maggiori colossi d’allevamento al mondo, proprio in virtù della moda del sushi.
Da allora questa moda non s’è fermata, tant’è che nel 2021 Uber Eats e Nextplora pubblicarono uno studio sul mercato internazionale nel quale il sushi era entrato “a pieno diritto nella top ten dei cibi più amati al mondo”, con gli italiani “popolo fantasioso e sofisticato”. Da brave forchette e cuochi nell’animo, però, venivamo definiti come il popolo “sushi nippo-italiano” (cioè, amanti dell’unione del food giapponese con le nostre abitudini italiche). Attualmente il “sushi” è indicato da Money.it fra le 10 attività più redditizie da aprire nel 2024, insieme però al pokè bar, cucina in stile hawaiano. Oggigiorno, quindi, la cucina asiatica non parla solo cinese o giapponese, ma anche tante altre “lingue”, e sicuramente è un’opportunità di business.

In Italia aprono più ristoranti di cucina asiatica che pizzerie?
I dati dell’ultimo Osservatorio sulle nuove aperture condotto dalla piattaforma di prenotazioni online TheFork e da Format Research, relativo al periodo ottobre 2022/settembre 2023, ci raccontano un’Italia di imprenditori della ristorazione in mutazione: il 13% del totale delle imprese registrate ha un proprietario straniero, il 17% delle nuove aperture è di cucina asiatica (vanno considerate anche le cucina indiana, delle hawaii, cingalese, coreana e vietnamita), le grandi città sicuramente sono quelle in cui è facile trovare maggiore scelta, ma la diffusione è sempre più capillare in ogni paese di provincia.
Le nostre classiche pizzerie, che dato registrano, invece? Stando alla ricerca succitata “solo” il 15% dei nuovi locali di ristorazione sarebbe una pizzeria. Questa cifra ha fatto subito grande notizia, ma dobbiamo prendere ogni numero nel suo contesto. Intanto, va detto che la cucina italiana domina ancora il mercato interno, con il 55% di nuove aperture annuali. Poi va anche detto che questa percentuale del 15% è subito superata da altri dati, molto più confortanti. Eccoli: per CNA nel 2023 sono attive 127mila imprese nel settore pizza, un numero superiore persino al periodo pre-pandemia. Non solo, i dati elaborati su base camerale dagli organizzatori del Campionato Mondiale della Pizza, ci dicono che su tutto il 2023 le nuove pizzerie sarebbero 3.730, cioè ben il 20% del totale di locali apertisi.
Dunque, non è vero che si aprono più ristoranti asiatici che pizzerie!

Poke e sushi contro pizza: moda o cambiamento strutturale?
In conclusione, il boom delle aperture di ristoranti asiatici in Italia rappresenta una risposta consolidata ai desideri di novità dei consumatori italiani, sono un segno della maggiore integrazione della società italiana con le altre culture, ma la domanda interna e la domanda turistica è sicuramente ancora incentrata sul piatto nazionale per eccellenza, la pizza. La nostra buona pizza, tradizionale o contemporanea, rimane regina incontrastata, e le pizzerie (da voi condotte con tanto lavoro e passione) danno ancora punti a qualunque altra cucina estera. Con questa consapevolezza vi auguriamo buon lavoro!

Articolo tratto da Pizza&core collection n 119

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